Francesco Cannone
Intervista a me stesso
Gennaio 2021
Due mie citazioni
Dipingo l’astrattismo per esprimere attraverso forme e colori la poesia del mio cuore
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L’astrattismo fa parte del mio essere ed è un’arte con cui sono venuto al mondo
Ciao, grazie innanzitutto per l’invito, sono davvero emozionato e felice 😊
Francesco Cannone nasce nel 1964 in un paese di provincia a pochi chilometri da Bari. Cresce in una famiglia, con le due sorelle maggiori Marisa e Vita, dove le attività commerciali e la creatività predominano.
Suo padre e sua madre, entrambi figli d’arte, infatti svolgono attività di commercio tessile, di sartoria per bambini e poi di confezioni alla moda per adulti.
Suo padre, seppur anch’egli artista e musicista autodidatta, ma convinto sostenitore del lavoro, gli impone divieti sia per la danza che la scuola (Francesco infatti si sentiva portato per il liceo artistico e come studi universitari avrebbe frequentato la facoltà di architettura) riesce tuttavia a diplomarsi in ragioneria con indirizzo turistico in un Istituto privato di Roma.
Fra gli alti e i bassi delle attività imprenditoriali di famiglia Francesco percepisce delle incertezze interiori che lo spingono ad evadere più spesso da casa seguendo il proprio istinto e quindi, seppur con l'appoggio della madre e delle sorelle, studia danza moderna che poi abbandona, ma continua a dipingere in modo astratto saltuariamente, viaggia molto tessendo amicizie, anche importanti, in tutta Italia. Trascorre alcuni mesi a Miami in Florida da uno zio della mamma con l’intenzione di sistemarsi negli Usa ma non riuscendo ritorna in Italia e trascorre diversi anni a Roma, per poi fare ritorno definitivamente a casa e vivere con i propri genitori.
Nel 2017 Francesco, dopo la dipartita del padre, avvenuta 12 anni prima, perde anche Sua Madre, per lui un duro colpo perché aveva un grande legame con lei, ma per le poche finanze è costretto a rimboccarsi le maniche e inizia con più determinazione a cercare visibilità per la sua arte e quindi inizia un percorso seppur in salita ma fatto di molte riconoscenze artistiche anche importanti in seguito a tante Mostre collettive supportate anche dall’amico Damiano Bove direttore di Mò Heart un’ associazione culturale locale che lo presenta alla comunità locale in due particolari ed insolite mostre personali al Teatro Traetta.
Poi la conoscenza di Fabrizio Checchi presidente della Fondazione Amedeo Modigliani di Roma che lo seleziona per il progetto Moovart con cui si crea una collaborazione artistica.
Ti ricordi la prima opera d’arte che hai realizzato? Che cos’era e quanti anni avevi? Qual è la forma del tuo percorso artistico da allora?
Purtroppo non ho alcuna documentazione fotografica ma avevo 12 anni quando in seguito ad un rimprovero del professore di Educazione artistica delle scuole medie per un compito di disegno figurativo svolto non proprio bene a casa che mi fece rifare, dandomi qualche giorno di tempo. Si trattava che dovevo disegnare dei ghirigori. Il professore fu talmente contento del risultato che espose tale disegno realizzato su un grande cartoncino e con colori a spirito, nel corridoio della scuola. E così fece per tutti gli altri disegni astratti che mi fece dipingere nel primo anno di scuola media ed anche nei due anni successivi.
Ad oggi, continuo a dipingere sempre in modo astratto senza mai essere passato attraverso il disegno o la pittura figurativa ma soprattutto in libertà.
Raccontaci alcuni momenti salienti della tua carriera artistica, quali nomi memorabili spettacoli mostre in cui hai esposto
Un momento importante ed emozionante è stato presentare la mia prima mostra personale nel bellissimo Teatro Comunale della mia cittadina (2018), ma in modo insolito ovvero durante una serata di musica, poesia e danza i miei quadri, sospesi nel vuoto, facevano da sfondo scenografico.
A questo importante evento avrebbe avuto un posto in prima fila la mia cara mamma che purtroppo è venuta a mancare qualche settimana prima. Mi sono armato di forza e coraggio aiutato dall’ideatore della serata Damiano Bove il quale mi spinse a non demordere. Nei mesi successivi tra diverse apparizioni su giornali d’arte e la presenza in mostre collettive inaspettatamente Fabrizio Checchi, presidente della Fondazione Amedeo Modigliani, mi coinvolge nel progetto Moovart, facendomi esporre a Napoli, Liverpool, Firenze e preannunciandomi anche New York verso la fine del 2020 che purtroppo è stata sospesa per le ragioni che tutti conosciamo.
Quali stili e movimenti artistici si riflettono nella tua pittura?
Ho sempre dipinto e disegnato in modo istintivo e senza regole e così proseguo sin dalle scuole medie e non ho mai avuto insegnamenti ne voluto frequentare corsi o l’accademia.
Molti anni fa l’architetto Guido Marra di Roma mi chiese se poteva pubblicare alcuni miei dipinti digitali che avevo realizzato in quel periodo e fui sorpreso delle critiche che questo dedicò alle mie opere in cui faceva riferimenti a Wassili Kandinski o di altri come Mirò, Kline, Arshile.
Perché hai deciso di diventare artista?
Sono estremamente convinto che Artisti si nasce.
Qual è il lavoro che ti ha segnato di più?
Ogni opera realizzata è un segno, è una creazione, è un intrico di emozioni e lavoro inimmaginabili che solo un artista può comprendere, e realizzarlo in poche ore oppure mesi. Tuttavia dovendo fare una scelta per rispondere alla domanda dico La “Musica delle sfere” e “Le intuizioni infinite di Leonardo” due opere molto sentite con le quali mi sono candidato ( a qualche mese dalla chiusura delle candidature) alla XII Biennale di Firenze nel 2019 superando a pieni voti la selezione della Commissione Internazionale della Biennale. Tuttavia ho dovuto rinunciare per mancanza di disponibilità economica, per cui la ricerca di uno Sponsor nel tempo troppo limitato che avevo a disposizione non è stato sufficiente.
Se i tuoi lavori potessero parlare … cosa direbbero dell’artista?
Direbbero che Francesco è un artista nato! con tutti i suoi difetti, le sue lacune e i suoi pregi.
Cosa significa successo per te?
In realtà il successo mi piace e non mi piace nel senso che non lo inseguo. Ma dato il mio carattere tranquillo e pensando con un senso di responsabilità, visti anche i sacrifici, quando arriva il successo ne sono certamente contento ma resto sempre nell’equilibrio emozionale per cui con i piedi per terra.
La vita artistica è solitaria? Cosa fai per contrastarla?
Per me la solitudine è positiva, dipende da come la si vuol vivere. La mia scelta, perché chiunque può scegliere nella piena consapevolezza, va verso la solitudine positiva ovvero sono molto impegnato, in primis con la mia arte, cercando di rendere dinamica ed interessante appunto la mia vita in solitudine.
Tuttavia ritengo la condivisione un bel gesto importante e civile per stare bene anche con gli altri.
Cosa intendi dire al pubblico con la tua arte astratta?
Attraverso la mia sensibilità intendo comunicare spesso temi appartenenti alla coscienza! Nei miei sogni ricevo sempre utili consigli dal mio Io interiore,
tuttavia, e lo ripeto spesso, non vi è nulla di accademico nella mia arte ma solo e puro istinto.
Credo ci sia della razionalità nella scelta dei colori, ho detto credo, e poi una mia caratteristica è di dipingere opere di grandi dimensioni!
Oltre a fare arte, cosa ti piace fare?
Particolarmente mi piace la meditazione, sono salutista, mi piace la natura, il mare, prediligo la cucina crudista vegetariana e fruttariana, l’architettura, l’arredamento, e guidare l’auto!
Qual è la tua filosofia in materia d’arte?
Dipingere quello che mi piace ascoltando la mia interiorità, il mio inconscio attraverso i sogni che faccio.
Qual è il miglior consiglio che ti è stato dato?
Sii te stesso con tutti i tuoi difetti.